San Valeriano e Santa Cecilia
San Valeriano Martire
I tre santi martiri Valeriano Tiburzio, e Massimo, vissuti nel III secolo a Roma, sono ricordati da antiche fonti sin dal V secolo, tuttavia vi sono due versioni che trattano la loro personalità ed esistenza storica; una è legata alla “passio” di s. Cecilia († 232), mentre l’altra è riportata dal ‘Martirologio Geronimiano’.
Nel suddetto Martirologio sono citati ben quattro volte, la prima li indica come sepolti nel cimitero di Pretestato e ricordati il 14 aprile e questa versione è quella passata poi nel Martirologio Romano, ancora oggi in uso.
Le altre versioni li ricordano come sepolti in altri cimiteri di Roma, ricordati in date diverse, a volte confusi, come il caso di s. Tiburzio con altro omonimo; gli studiosi della materia non sono giunti ad una certezza assoluta, sembra comunque che nel cimitero di Pretestato era sepolto il solo s. Tiburzio con celebrazione al 14 aprile, mentre nel cimitero di Callisto vi erano Massimo e Valeriano con la loro celebrazione al 21 aprile, che vennero poi traslati nel cimitero di Pretestato; sembra che in seguito fu s. Gregorio Magno ad unirli in un’unica celebrazione.
Comunque secondo la ‘passio’, Valeriano era sposo di Cecilia e da lei convertito, fu battezzato dal papa Urbano I (222-230) e a sua volta convertì al cristianesimo il fratello Tiburzio; ambedue furono condannati a morte dal prefetto Almachio, che li affidò al “cornicularius” Massimo, (ufficiale in seconda del console) il quale prima di fare eseguire la sentenza, si convertì anche lui, venendo così condannato e ucciso qualche giorno dopo.
Valeriano e Tiburzio furono martirizzati e sepolti in un posto chiamato Pagus da Cecilia, a quattro miglia da Roma, ma che non è stato identificato, e che poco dopo seppellì anche Massimo in un diverso sarcofago.
I loro sepolcri furono restaurati prima da Gregorio III (731-741) poi da Adriano I (772-795) e finalmente da Pasquale I (817-824) il quale trasferì le loro reliquie nella basilica di S. Cecilia a Trastevere.
Valeriano era un nobile patrizio cui venne data in sposa santa Cecilia. Cecilia era però votata al Signore e nella prima notte di nozze chiese allo sposo di non essere toccata, perché protetta da un angelo del Signore. Se avesse rispettato questo, lui stesso sarebbe stato amato da Dio. Valeriano chiese alla moglie una prova di quello che diceva, così poté vedere accanto a Cecilia un angelo con due corone: una di rose per lei e una di gigli per lui. Valeriano fu battezzato da papa Urbano e convertì alla fede anche suo fratello Tiburzio. Insieme a Cecilia e Tiburzio fu sorpreso mentre dava sepoltura ai cristiani. Fu arrestato e frustato e quindi condannato alla morte per decapitazione. Riportato in carcere, riuscì a convertire anche Massimo. Valeriano, Tiburzio e Massimo furono martirizzati insieme, il 14 aprile 229, e fu la stessa santa Cecilia a dar loro segreta sepoltura prima di venire martirizzata a sua volta. La loro tomba sulla via Appia fu molto popolare nel Medioevo. E' raffigurato con l'angelo e gli strumenti del suo martirio ed è invocato contro le tempeste.
Etimologia: Valeriano =dal latino, che sta bene, forte, robusto,
Emblema: Palma
Ricorrenza: 14 aprile